...correva l'anno 2013
e, dopo lunghissimo restauro, finalmente a Palermo riapriva la tanto ammirata chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, conosciuta da tutti come la chiesa della Martorana ed io, armato di buona volontà, quella mattina del 6 Gennaio m'incamminai baldanzoso per apprezzarne i tesori rimessi a lucido. Lungo il tragitto tutto sembrava perfetto; il sole caldo, il cielo sgombro da nubi, via Maqueda chiusa al traffico e colma di passeggiatori della domenica che, a piedi o in bicicletta, ondeggiavano in religioso silenzio. Insomma, per una buona mezz'ora mi sentii proiettato in una città che pensavo non fosse Palermo, bensì Amsterdam!!! Ahimè questo stato mistico durò ben poco; giusto il tempo di arrivare davanti alla scalinata della chiesa per scoprire che le porte della stessa erano chiuse e che altre dieci/quindici persone, come me, erano smarrite per questa beffa domenicale. Alcuni addirittura con in mano la pagina di "Repubblica" che ne annunciava l'apertura domenicale, altri che si meravigliavano dell'accaduto (ovviamente turisti non palermitani ignari delle nostre performance barbine). A quel punto mi alienai un attimo dal contesto tragicomico che stavo vivendo e mi tornò in mente un detto palermitano raccontato qualche giorno prima a Palazzo Steri da Gaetano Basile, abilissimo narratore di fatti, luoghi e personaggi palermitani; il detto recitava più o meno così: "se Dio ti vuole male ti fa nascere in Sicilia... Sii'tti voli futtiri ti fa nasciri in Paliemmo!!" ...vinto dalla rassegnazione e dallo sconforto stavo mestamente tornando a casa, quando lo stesso Basile mi apperve innanzi trasfigurato per ricordarmi che quando camminiamo per le strade di Palermo dovremmo avere la buona abitudine di alzare gli occhi per accorgerci delle meraviglie che è possibile traguardare un po' più su del nostro naso. Ebbene, così facendo mi accorsi della chiesa posizionata proprio di fronte alla Martorana e che mai avevo notato, la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria. Vista dall'esterno sembrava una chiesa come tante, nulla di trascendentale. Tuttavia, volli avvicinarmi. Affrontai il primo gradino guardandomi indietro come se avessi dimenticato i fornelli di casa accesi e a quel punto non avrebbe avuto senso non salirli tutti. All'ingresso una ragazza mi chiese di pagare un biglietto; mi fermai un attimo e realizzai nel volgere di un solo batter di ciglia che non avrei mai sopportato due beffe nel giro di quindici minuti. Voltai le spalle e con smorfia saccente ridiscesi la scalinata per guadagnare la piazza e la via di casa. Giunto alla base della scalinata, un signore di mezza età, col quale poco prima avevo scambiato delle battute di banale commiserazione innanzi alla chiesa della Martorana, si congratulò con me per aver scelto di visitare la chiesa di Santa Caterina D'Alessandria, ovviamente nell'errata convinzione che l'avessi appena ammirata. E così iniziò la sua narrazione delle meraviglie barocche che ne ornavano gli interni. Non potei che fingere ed annuire ad ogni sua minuziosa descrizione compiaciuta dei tesori che essa conteneva, facendo intuire di averla appena scrutata in tutti i suoi angoli. Tirai un grosso sospiro di sollievo quando decise finalmente di congedarsi da me per fare ritorno a casa. Attesi che si allontanasse da me giusto quei due-tre anni luce dalla vergogna che avrei provato se mi avesse visto rientrare nella chiesa e risalii per la seconda volta la scalinata, pagai il biglietto e finalmente entrai. All'interno uno spettacolo infinito di marmi, dipinti e sculture barocche e, meraviglia delle meraviglie, una ragazza bassina, bruna e con una erre abbastanza moscia da sembrare una nobildonna dell'epoca che raccontava la storia di ogni ammenicolo di quella chiesa, non dimenticando di enunciare detti popolari dell'epoca o di raccontare storie vere o presunte tali inerenti la chiesa, il convento ad essa annesso e tutti i personaggi che a vario titolo avevano intrecciato la propria esistenza con quell'opera. Dopo quasi un'ora di descrizioni e racconti meravigliosi uscii dal portale con dipinto in volto lo stemma della ritrovata armonia col mondo. Avvolsi la mia solita sciarpetta al collo e col sorriso sulle labbra tornai felice a casa!!! -
Si ringrazia Massimo Immordino per il suo prezioso contributo.