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Un uomo in grembiule che si muove ad intervalli e con gesti armonici, dietro al banco.
Una calca di persone che attendono trepidamente il proprio turno.
Questo è il mix perfetto per presentarvi una delle specialità di spessore dello street food palermitano: 'u pani cà meusa (il pane con la milza)!
'U pani cà meusa è una specialità gastronomica peculiare della città di Palermo, esempio per antonomasia del cosidetto "cibo da strada". Consiste in una vastedda (pane tipicamente di forma tondeggiante), ricoperto di sesamo ed imbottito con meusa (milza), polmone, cuore, e scannaruzzatu (pezzi di cartilagine della trachea) di vitello. Questi subiscono una prima bollitura per intero e, dopo esser stati tagliati finemente, vengono fritti nella saimi (sugna). Il panino può essere servito schettu (singolo, non sposato), solamente con sale, pepe e una spruzzata di limone, oppure maritatu (sposato, accompagnato) con caciocavallo o ricotta grattuggiata. Ovviamente il tutto servito rigorosamente caldo, avvolto in carta e mangiato aggritta (in piedi) con piacevole compagnia.
Le origini sono antichissime e risalgono al medioevo. Gli ebrei palermitani impegnati nella macellazione della carne trattenevano per sè le interiora dei bovini a mo' di compenso, poichè non potevano ricevere denaro per la loro professione a causa di motivi legati alla loro religione. Le frattaglie venivano, quindi, rivendute all'interno di pane ed accompagnate da del formaggio. Il re Ferdinando II di Aragona, detto "il cattolico", cacciò via la comunità ebraica ma, fortunatamente, questa leccornia riuscì a sopravvivere, diventando una prelibatezza tipica della città.
'U meusaru, colui che prepara 'u pane cà meusa, ha strumenti ben caratterizzanti: un pentolone inclinato per raccogliere il grasso in cui cuocere la carne, una forca a due denti per prendere le fettine che saranno messe nel panino e una paletta forata che utilizza per far scolare l'olio in eccesso. La maggior parte dei meusari storici si trovano presso i mercati storici di Palermo: Capo, Vucciria, Ballarò.
Lo sappiamo tutti, la Cattedrale è per eccellenza uno dei "fiori all'occhiello" della città di Palermo.
Chi viene di passaggio ne rimane estasiato e chi vive in questa città da anni se ne innamora sempre più. Ammirarla dal suo atrio principale (quindi dal basso verso l'alto) vi stupirà non poco per i svariati stili architettonici sovrapposti con i quali è stata edificata e modificata nel tempo ma, poter gioire di questa grande bellezza da una balconata di una dimora tardo-barocca nobiliare, posizionata di fronte alla stessa, sarà un'esperienza ancora più unica ed irripetibile. Parliamo del balcone mozzafiato di Palazzo Asmundo.
L'edificio Asmundo è un complesso artistico divenuto nel tempo museo a tutti gli effetti. Al suo interno trovano spazio le collezioni di metà 700 (tra le più svariate), innumerevoli affreschi allegorici sulle pareti (eseguiti dall'illustre pittore palermitano Gioacchino Martorana), carrozze sfarzose dell'epoca e tante altre opere d'arte di quel tempo. Il tutto mescolato e reso armonico dall'atmosfera magica dei saloni signorili di questo palazzo incantevole che ci regala l'illusione straordinaria di poter essere proiettati in quell'epoca storica di una “Palermo Felicissima”, rivivendone abitudini e vezzi.
Il Palazzo fu iniziato nel 1615 da un certo Dott. Baliano e venne completato soltanto nel 1767, quando ne entrò in possesso il Presidente di Giustizia Giuseppe Asmundo. Per un certo periodo questa dimora nobiliare accolse la figlia di Ferdinando III di Sicilia, Maria Cristina, fuggita da Napoli con il marito Carlo, che a quel tempo era duca di Sardegna e di Genova. Ma non furono soltanto loro di passaggio in questo merviglioso palazzo; anche il pittore francese Gaston Vuiller vi soggiornò per un breve periodo, raccontando brevemente alcune delle suggestioni che il Palazzo gli aveva regalato:
“...sulle pareti tinte di un verde pallido, delle volute leggere si intrecciano capricciosamente e vanno a svolgersi sul soffitto in una cupola ornata di pitture aeree. Le porte hanno ornamenti d'oro opaco e d'oro lucido. La bellezza decorativa di questa sala che era una alcova con tende fittissime ermeticamente chiuse, mi sorprende. Questo evidentemente è un antico palazzo. La sua bellezza un po' appassita alla luce viva, conserva tutto il suo splendore nella semi oscurità. Apro la finestra e mi avanzo sul balcone che gira tutto il piano e rimango abbagliato…”.
Dal libro “La Sicilia, impressioni del presente e del passato “ 1897 Autore: Gaston Vuiller
… In particolare, una delle sale di questo palazzo nobiliare si affaccia proprio d'innanzi alla maestosità della Cattedrale dai mille stili architettonici.
Posso garantirvi che ammirarla e scattare qualche foto da questa prospettiva unica è un'esperienza che porterete nel vostro bagaglio culturale per parecchio tempo e il cui ricordo resterà un'icona indelebile del vostro soggiorno palermitano; proprio come è successo a me quando, allo scuro della sorpresa, potei affacciarmi dal balcone di questa sala scorgendo una versione originalissima della Cattedrale vista tantissime volte, ma sempre dal basso verso l'alto e mai frontalmente e per intero.
Leggendo qua e là su internet, ho scoperto che palazzo Asmundo, oltre ad essere visitato come museo, viene utilizzato come “location” per eventi, cene di gala, meeting o mostre temporanee.
Cliccando il link sottostante troverete tutti i dettagli per prenotare la vostra visita al Palazzo Asmundo:
http://www.palazzoasmundo.com/it/location_e_servizi/orario_e_biglietteria
Roberto Rizzo
Via Salvatore Morso, 41
90127 Palermo
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