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Articoli filtrati per data: Febbraio 2018

Il 19 marzo per molti è la ricorrenza dedicata al padre per antonomasia, San Giuseppe, ed  alla festa del papà, ma a Palermo, ed in Sicilia in generale, non è così.

É soprattutto un pretesto per poter gustare questa prelibatezza senza troppi sensi di colpa!

Avete già l'acquolina in bocca, vero? (Bè, io tantissima!)

Ebbene, se volete immergervi in un'esperienza mistica ed assaporare virtualmente questo  dolce tipico, mettetevi comodi e godetevi la lettura!

 

Origini

Il termine deriva, probabilmente, dal latino spongia che significa “spugna”, o altrettanto verosimilmente dall'arabo ﺍﺴﻔﻨﺞ‎, isfanǧ che indica il medesimo significato. Ciò è dettato dalla tipica consistenza del dolce, che si mostra come una morbida frittella dalla forma irregolare. La sua presenza è testimoniata anche nella Bibbia e nel Corano, sebbene sia chiamato in modo diverso. Il dolce era stato concepito come un semplice pane arabo-persiano fritto in olio, ma furono le suore palermitane del Monastero delle Stimmate di San Francesco (purtroppo non più esistente) che lo modificarono. “Addolcirono” la sfincia e la dedicarono al Santo degli umili, poichè erano umili gli ingredienti di cui era composto. Solo dopo, gli abili pasticceri palermitani lo arricchirono con crema di ricotta, granella di pistacchio, gocce di cioccolato e canditi, consacrandolo a pieno titolo nel pantheon dei dolci siciliani.

 

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Varietà

Esistono delle varianti in giro per la Sicilia, le più caratteristiche sono: la sfincia di Nicosia, simile nell'impasto ma servita con zucchero e cannella, la sfincia di "cucuzza", caratteristica delle Isole Eolie, composta da farina, latte, uova, purea di zucca gialla.

  

Da sinistra verso destra: una classica sfincia palermitana di San Giuseppe, le sfincette di "cucuzza" delle Isole Eolie, le sfincette di Nicosia.

 

Curiosità

La tradizione vuole che le sfinci fossero preparate dalla suocera per la nuora. L'intento era di appianare i loro rapporti, tipicamente difficili a causa della gelosia nei confronti del figlio, per una, e del marito, per l'altra.

 

La golosità comincia quando non si ha più fame.
[cit. Alphonse Daudet, Lettere dal mio mulino, 1870]
Pubblicato in Blog (IT)
Venerdì, 23 Febbraio 2018 15:54

“la camera da ...mille e una notte”

Chi vive a Palermo o chi ha avuto modo di visitare questa incantevole città, ha potuto notare con i propri occhi che la città è colma di monumenti e chiese in ogni dove e di ogni stile. Varie civiltà si sono susseguite nel capoluogo siciliano e ognuna di esse ha dato vita a qualcosa di particolare.
Ci sono chiese famose per la loro bellezza e compostezza, villini in stile Liberty da fare invidia al mondo, palazzi nobiliari in cui si respira ancora la storia del passato e, tra tutti questi luoghi, spicca la “poco conosciuta” ma ormai famosa “CAMERA BLU O CAMERA DELLE MERAVIGLIE” e la parola “MERAVIGLIA” le si addice perfettamente.
Se non la si vede con i propri occhi è veramente difficile percepirne la bellezza, ma proverò ugualmente a descrivervela augurandomi di suscitare in voi curiosità e desiderio di visitarla. In città ogni anno, e precisamente ad ottobre, è possibile visitare nell'ambito del progetto “Le vie dei tesori” una serie di “tesori” architettonici e non solo. Ed è stato proprio due anni fa, più o meno, che nella lista dei tesori da visitare era presente la camera delle meraviglie. Sarà stato il suo nome ad incuriosirmi e così un sabato pomeriggio mi sono messa in fila pure io per poterla visitare.

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Sita in pieno centro storico, esattamente in via Porta di Castro, all'interno di un edificio settecentesco e nascosta fino al 2014, rappresenta l'arte araba in tutto il suo splendore. Fino a quell'anno, infatti, era sconosciuta anche ai proprietari della casa. Si tratta infatti di una delle stanze di una normale casa abitata da una famiglia palermitana che nel 2014 inizio' dei lavori di ristrutturazione in tutta la casa e anche in quella camera. Lo stupore nacque quando, grazie ai lavori, si scoprì che sotto le pareti di quella stanza si nascondeva qualcosa di molto particolare e ...di blu!!! 
I lavori furono completati e venne portata alla luce una “tipica” camera araba con decorazioni e scritte che, ancora oggi, dopo vari studi intrapresi da filologi di tutto il mondo, sono di dubbia comprensione. C'è chi asserisce che si tratti di alcune lettere e simboli che si ripetono più volte rappresentando una sorte di “rito misterico”; c'è chi invece parla solamente di scritte decorative senza particolari significati nascosti. Beh, col tempo magari si saprà di più, ma intanto mi ha lasciato stupefatta tanto da consigliarla ai più. Quindi, se avete voglia di catapultarvi nel mondo di “Aladdin” ..non perdete l'occasione di andarla a vedere di presenza e sono certa che non ve ne pentirete!!

  Si ringrazia Caterina Vitale per il suo prezioso contributo.

Pubblicato in Blog (IT)
Giovedì, 22 Febbraio 2018 19:13

una gita .....alla " Martorana"

...correva l'anno 2013
e, dopo lunghissimo restauro, finalmente a Palermo riapriva la tanto ammirata chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, conosciuta da tutti come la chiesa della Martorana ed io, armato di buona volontà, quella mattina del 6 Gennaio m'incamminai baldanzoso per apprezzarne i tesori rimessi a lucido. Lungo il tragitto tutto sembrava perfetto; il sole caldo, il cielo sgombro da nubi, via Maqueda chiusa al traffico e colma di passeggiatori della domenica che, a piedi o in bicicletta, ondeggiavano in religioso silenzio. Insomma, per una buona mezz'ora mi sentii proiettato in una città che pensavo non fosse Palermo, bensì Amsterdam!!! Ahimè questo stato mistico durò ben poco; giusto il tempo di arrivare davanti alla scalinata della chiesa per scoprire che le porte della stessa erano chiuse e che altre dieci/quindici persone, come me, erano smarrite per questa beffa domenicale. Alcuni addirittura con in mano la pagina di "Repubblica" che ne annunciava l'apertura domenicale, altri che si meravigliavano dell'accaduto (ovviamente turisti non palermitani ignari delle nostre performance barbine). A quel punto mi alienai un attimo dal contesto tragicomico che stavo vivendo e mi tornò in mente un detto palermitano raccontato qualche giorno prima a Palazzo Steri da Gaetano Basile, abilissimo narratore di fatti, luoghi e personaggi palermitani; il detto recitava più o meno così: "se Dio ti vuole male ti fa nascere in Sicilia... Sii'tti voli futtiri ti fa nasciri in Paliemmo!!" ...vinto dalla rassegnazione e dallo sconforto stavo mestamente tornando a casa, quando lo stesso Basile mi apperve innanzi trasfigurato per ricordarmi che quando camminiamo per le strade di Palermo dovremmo avere la buona abitudine di alzare gli occhi per accorgerci delle meraviglie che è possibile traguardare un po' più su del nostro naso. Ebbene, così facendo mi accorsi della chiesa posizionata proprio di fronte alla Martorana e che mai avevo notato, la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria.

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Vista dall'esterno sembrava una chiesa come tante, nulla di trascendentale. Tuttavia, volli avvicinarmi. Affrontai il primo gradino guardandomi indietro come se avessi dimenticato i fornelli di casa accesi e a quel punto non avrebbe avuto senso non salirli tutti. All'ingresso una ragazza mi chiese di pagare un biglietto; mi fermai un attimo e realizzai nel volgere di un solo batter di ciglia che non avrei mai sopportato due beffe nel giro di quindici minuti. Voltai le spalle e con smorfia saccente ridiscesi la scalinata per guadagnare la piazza e la via di casa. Giunto alla base della scalinata, un signore di mezza età, col quale poco prima avevo scambiato delle battute di banale commiserazione innanzi alla chiesa della Martorana, si congratulò con me per aver scelto di visitare la chiesa di Santa Caterina D'Alessandria, ovviamente nell'errata convinzione che l'avessi appena ammirata. E così iniziò la sua narrazione delle meraviglie barocche che ne ornavano gli interni. Non potei che fingere ed annuire ad ogni sua minuziosa descrizione compiaciuta dei tesori che essa conteneva, facendo intuire di averla appena scrutata in tutti i suoi angoli. Tirai un grosso sospiro di sollievo quando decise finalmente di congedarsi da me per fare ritorno a casa. Attesi che si allontanasse da me giusto quei due-tre anni luce dalla vergogna che avrei provato se mi avesse visto rientrare nella chiesa e risalii per la seconda volta la scalinata, pagai il biglietto e finalmente entrai. All'interno uno spettacolo infinito di marmi, dipinti e sculture barocche e, meraviglia delle meraviglie, una ragazza bassina, bruna e con una erre abbastanza moscia da sembrare una nobildonna dell'epoca che raccontava la storia di ogni ammenicolo di quella chiesa, non dimenticando di enunciare detti popolari dell'epoca o di raccontare storie vere o presunte tali inerenti la chiesa, il convento ad essa annesso e tutti i personaggi che a vario titolo avevano intrecciato la propria esistenza con quell'opera. Dopo quasi un'ora di descrizioni e racconti meravigliosi uscii dal portale con dipinto in volto lo stemma della ritrovata armonia col mondo. Avvolsi la mia solita sciarpetta al collo e col sorriso sulle labbra tornai felice a casa!!! - 

Si ringrazia Massimo Immordino per il suo prezioso contributo.

Pubblicato in Blog (IT)

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